La messa a coltura di ingenti quantità di terreni demaniali, soprattutto a sorgo turco e vite, incise in maniera determinante nel modificare il paesaggio: vennero bonificate terre paludose, abbattuti ettari di bosco e realizzate nuove opere di irrigazione e svariati mulini, come testimoniano le centinaia di richieste di acque per usi irrigui rivolte ai Magistrati veneziani Sopra i Beni Inculti. Lungo il corso della Resteggia, a Campomolino, furono edificati i mulini Santuz (già esistente ed in seguito ampliato), Ambruzzi e Zerio. A Francenigo i mulini sorsero sulle sponde del torrente Aralt, come il mulino Piovesana nei Palù ed altri due nei pressi dell'attuale centro cittadino.
Mai come in questa fase la proprietà terriera si accentrò nelle mani di pochi e facoltosi possidenti, che per dare ancora più lustro alla propria posizione, scelsero di erigere sontuose dimore, attorno alle quali si ampliarono i futuri centri urbani.
A Campomolino i primi ad edificare una dimora gentilizia furono i conti da Prata, anche se la palazzina fu poi modificata nel corso del Settecento, quando divenne casino di caccia dei nobili Altan di San Vito al Tagliamento. I conti Porcia, nel Seicento, fecero ergere una pregevole costruzione, certamente rimaneggiata in epoca successiva, visti i caratteri decisamente settecenteschi dell'imponente facciata.
Ma durante tutto il Settecento, sempre a Gaiarine, il nuovo ceto dirigente composto di avvocati, notai e proprietari terrieri, avvia la costruzione di ben quattro ville: Cappellari, Borlini-Cicogna (divenuto municipio il 3 luglio 1871), Pera (circondata da un pregevole parco) e Segato (circondata da alte mura di cinta e intorno alla quale si possono individuare parte dei terreni annessi al complesso residenziale).
Ma neppure a Francenigo e ad Albina si sfuggì a questa prassi: i Piovesana, i più grandi possidenti francenighesi, vollero innalzare, di fronte all'antica chiesa, una lunga costruzione, con decorazioni in pierta, dietro alla quale ancora si estende un vasto conglomerato di campi risalente a quell'epoca. I Carli, ad Albina, già sul finire del Seicento fecero costruire un palazzo nei pressi della chiesa, che poi, all'estinguersi della famiglia venne ceduto alla parrocchia locale.
Intorno a questi edifici padronali, sorgevano pochi edifici sparsi nella vasta campagna: di solito lunghi casoni in muratura, con tetti di coppi e paglia. Alcuni di questi si possono ancora ammirare nella località di Albina e nei pressi della Resteggia a Roverbasso.
Dopo la caduta del dominio veneziano, l'Ottocento fu un secolo di grandi cambiamenti e difficoltà: per volere degli austriaci le ultime terre demaniali furono messe in vendita, i boschi vennero ulteriormente abbattuti, ma sostanzialmente la terra fu ancora un privilegio di pochi grandi possidenti, fu conclusa la strada che conduceva da Portobuffolè a Sacile ed eretto un ponte sul Livenza tra Francenigo e San Giovanni di Livenza.
La crisi agraria e i continui stravolgimenti politici piegarono la popolazione locale, composta da villici spesso denutriti e ammalati di pellagra. Cominciarono ad esservi i primi tentativi di emigrazione all'estero, come in Australia o in Brasile, ma pochi furono coloro che giunsero a destinazione.
Con l'Unità d'Italia, le cose iniziarono lentamente a migliorare: Gaiarine fu inglobata nella provincia di Treviso e nel distretto coneglianese, furono stanziate somme per l'ospedalizzazione degli indigenti, venne migliorata la rete viaria e sorsero i primi uffici postali.
Nel secolo seguente, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale segnarono duramente anche il territorio di Gaiarine e la disperazione e la povertà che si lasciarono alle spalle costrinsero numerosi locali ad abbandonare la propria terra ed emigrare, in cerca di fortuna nelle Americhe, nel nord Europa e in Australia.
Ma già intorno agli anni venti del secolo, col sorgere delle prime industrie (come la filanda Piovesana a o il mobilificio Jesse a Francenigo) si avvertirono i primi segnali di miglioramento. Già nel 1958 si potevano contare 174 laboratori di ebanisteria, piccoli centri artigianali che negli anni Sessanta e Settanta si svilupparono e diedero vita quell'industria del legno per cui Gaiarine è nota in tutta Italia.
[ a cura della Dott.ssa Bernadetta Dardengo ]